L’arch. Carmine Megna, professore incaricato di “Storia del restauro” nel CdL in “Conservazione e restauro dei Beni Culturali” dell’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, nel corso di una sua ricerca sull’ex chiesa di Santa Maria Donnaregina Vecchia di Napoli (XIV sec.) e in particolare sul soffitto cassettonato del XVI secolo, mi ha chiesto di collaborare con lui, e di buon grado ho accettato, per il raddrizzamento delle fotografie e per la restituzione grafica degli elaborati di base in ambiente CAD. Le restanti attività e cioè i sopralluoghi, le ricerche, le riprese fotografiche, le operazioni di rilevamento e la redazione degli elaborati finali sono state svolte dall’arch. Megna.
La studio scientifico condotto dall’arch. Carmine Megna sull’ex chiesa di Santa Maria Donnaregina Vecchia si è svolto nell’ambito di un progetto di ricerca d’interesse nazionale (coordinatore nazionale prof. Francesco Federico Mancini, coordinatore dell’Università “Suor Orsola Benincasa” prof. Pierluigi Leone de Castris). Sopralluoghi e rilievi sono stati autorizzazione della direzione del Museo Diocesano di Napoli, cui è parte l’ex chiesa, per tramite della coordinatrice dott.ssa Carmen de Rosa.
I risultati della ricerca sono stati presentati dall’arch. Megna in un Convegno internazione che si è svolto a Napoli dal 28 al 30 maggio 2015 e sono stati pubblicati negli Atti. In particolare si rimanda a: C. Megna, Il soffitto della chiesa di Santa Maria Donnaregina Vecchia: storia, rilievo e stato di conservazione, in Sculture e intagli lignei tra Italia meridionale e Spagna, dal Quattro al Settecento, Atti del Convegno internazione di Studi (Napoli, 28-30 maggio 2015), a cura di P. Leone de Castris, Napoli 2015, pp. 129-136.
D’intesa con l’arch. Carmine Megna si riporta parte dell’articolo summenzionato relativa al procedimento adottato per il rilievo e la restituzione grafica del cassettonato ligneo:
“La controsoffittatura a cassettonato di Donnaregina copre una superficie di circa 350 mq, la misura longitudinale è pari a 28,37 m e la trasversale a 12,31 m. Le irregolarità dei muri perimetrali sono compensate grazie alla cornice. Il modulo di base è dato da un quadrato di oltre 1 mq che si ripete centocinquantadue volte ed è articolato in centoquarantotto lacunari, nei quali sono alloggiate le teste di cherubino alate, e nel riquadro centrale che ospita il rilievo con l’Incoronazione della Vergine, ottenuto dalla fusione di quattro moduli.
Prima di soffermarsi sullo stato di conservazione del soffitto, si delineano le modalità operative seguite per la documentazione, la realizzazione del fotopiano e la restituzione grafica, non senza evidenziare come in questo caso … la difficoltà principale è stata data dalle dimensioni del soffitto.
Le prime operazioni sono consistite in riprese fotografiche con una macchina digitale reflex e nel rilevamento effettuato con un distanziometro munito di puntatore laser e con la strumentazione ordinaria per il rilievo diretto. Una volta importate nel computer le immagini, è stata effettuata una cernita di quelle migliori da poter utilizzare in base alla risoluzione, alla luminosità, al livello di contrasto. Si è iniziata quindi la procedura per la correzione delle distorsioni dell’obiettivo e dei parametri delle immagini avvalendosi del software Adobe Photoshop Lightroom. Successivamente le immagini prescelte sono state raddrizzate con metodo geometrico utilizzando il programma TriDmetriX 2015, previa scelta dell’area da raddrizzare. Con il medesimo software si è proceduto con l’unione delle foto raddrizzate, individuando per ciascuna coppia sei punti di collimazione, ed è stata scelta la polilinea per l’unione dell’area da mosaicare. A questo punto si è proceduto con la generazione del mosaico fotopiano che è stato importato in Adobe Photoshop 7.0 al fine di eliminare gli elementi estranei al soffitto cassettonato (pareti, dipinti, ecc.) e realizzare una cornice di colore nero. Infine l’immagine è stata nuovamente importata in Adobe Photoshop Lightroom per ridurre le differenze di esposizione tra le diverse riprese fotografiche.
La restituzione grafica del soffitto è stata ottenuta mediante la vettorializzazione in ambiente CAD del fotopiano, effettuata con le primitive bidimensionali: linee, polilinee, spline, ecc. La bontà del procedimento è stata verificata con una serie di misurazioni che hanno accertato che lo spostamento in ciascun punto dell’immagine raddrizzata, rispetto all’omologo punto dell’oggetto reale, è contenuto nell’errore di graficismo, cioè nell’incertezza massima ammissibile in funzione della scala di rappresentazione adottata, che convenzionalmente è valutato moltiplicando il coefficiente 0,2 mm per la scala di riduzione.
Il lavoro è stato meticoloso in quanto sono stati tracciati i contorni di tutte le parti che definiscono il soffitto e le forme di degrado visibili: cornici, teste di angeli con le ali, rilievo centrale, applicati, distacchi e giunzioni tra le tavole, lacune ecc. Sfruttando le potenzialità di AutoCAD i vari elementi sono stati disegnati su diversi layer così che in qualsiasi momento, rendendo visibile o modificando le proprietà o disattivando uno o più layer, il disegno potesse evidenziare determinati aspetti. Pertanto nella fase di output è stato possibile ottenere diverse tavole, in parte riprodotte a corredo del presente contributo, la cui scala di rappresentazione spazia dall’ambito architettonico (1:50) al dettaglio (1:10 – 1:1)”.